TAPPA N. 7: SALA DELL’ALBERO GENEALOGICO

Ricordiamo che è VIETATO FOTOGRAFARE e FILMARE gli affreschi (anche senza flash) ed è VIETATO TOCCARE e VIETATO APPOGGIARSI ALLE SUPERFICI AFFRESCATE.

Cominciamo da qui il nostro percorso all’interno dell’appartamento di rappresentanza del Catajo. Le stanze che oggi visiteremo non erano quelle private della famiglia Obizzi, ma erano invece gli spazi da esibire e da mostrare agli ospiti durante le feste, durante i soggiorni estivi, per comunicare e dimostrare la ricchezza, il potere, il prestigio di famiglia. E qui non si baderà a spese, verrà chiamato infatti a dipingere uno di più grandi interpreti del Rinascimento Veneto, Giovanni Battista Zelotti è l’autore degli importantissimi affreschi che troviamo alle pareti. E lui, è bello ricordarlo, è stato anche il più importante seguace di Paolo Veronese.

In queste stanze viene raccontato per la prima volta nella storia dell’arte dell’Italia settentrionale un racconto insolito: quello che troviamo alle pareti è infatti una grande storia di famiglia dove gli Obizzi, i padroni di casa, sono i protagonisti di una storia leggendaria che per la prima volta non racconta di dèi, di divinità o di eroi mitologici, ma appunto per la prima volta i padroni di casa diventano loro stessi i protagonisti di un racconto epico.

Entrando, sulla vostra sinistra sopra il camino troverete l’albero genealogico di famiglia e se leggiamo i nomi partendo dal basso troviamo “Obicio I”: è stato il fondatore, il capostipite, lui ha dato l’origine e il nome stesso alla famiglia Obizzi. Scorrendo i nomi verso l’alto leggiamo anche l’ultimo “Pio Enea I”, il costruttore del castello nel 1570.

Ai piedi dell’albero genealogico, sulla sinistra, troviamo una figura femminile che abbraccia una pantera: è l’allegoria della città di Lucca, prima città nella quale gli Obizzi hanno abitato in territorio italiano. Loro infatti non erano italiani, erano di lontana origine francese, e nel 1010 scenderanno dalla Borgogna. Si sposteranno quindi inizialmente in Toscana per poi arrivare solamente nel ‘400 a raggiungere Padova. Anche Padova è rappresentata: sulla destra dell’albero genealogico, con in mano i libri e la corona d’alloro tipica dei laureati padovani.

Sulla destra dell’Albero Genealogico, di fianco alla finestra, inizia il racconto della storia di famiglia. Guardando verso l’alto ci accorgiamo che ogni riquadro viene numerato con una numerazione romana. In questo caso troverete il numero uno e noterete anche che sotto la numerazione c’è una descrizione che racconta quello che sotto viene rappresentato per immagini. Partendo dall’inizio in questo caso troviamo Obicio I, il capostipite di famiglia, che nell’anno 1010 arriva in Italia a seguito dell’imperatore Enrico II che lo nomina luogotenente delle coste toscane e liguri.

CURIOSITÀ. La struttura al di sotto dell’Albero Genealogico è un caminetto, chiuso da ante di legno dipinto che permettono in modo elegante di celare la cenere agli occhi dei visitatori. Tutti i caminetti del piano nobile usano lo stesso stratagemma per non interrompere la decorazione circostante. Nel XVI secolo erano così decorate anche tutte le imposte interne delle finestre e le ante delle porte, che sono però state sostituite senza decorazione nel XIX secolo.