
TAPPA N. 3.2: APPROFONDIMENTO TEMATICO “LE DAME DEL CATAJO”: LUCREZIA DONDI
Come molti altri castelli, anche il Catajo è teatro di una storia di fantasmi. Il fantasma in questione è quello della marchesa Lucrezia, moglie di Pio Enea II degli Obizzi. Protagonista suo malgrado del più sconvolgente fatto di cronaca nera del ‘600 padovano, una mattina di novembre 1654 la donna fu trovata pugnalata a morte, in un lago di sangue, sul pavimento della camera da letto della residenza privata di famiglia, il Palazzo Obizzi di Padova. Venne accusato dell’omicidio un certo Attilio Pavanello, un amico di famiglia che secondo le indiscrezioni sarebbe stato innamorato della donna, la quale all’epoca aveva quasi il doppio dei suoi anni. Avrebbe tentato di sedurla approfittando dell’assenza del marito Pio Enea II, e siccome lei avrebbe rifiutato il suo tentativo di seduzione, l’uomo l’avrebbe uccisa per impedirle di urlare per chiedere aiuto. Le indagini che seguirono però non permisero alle autorità di accertare la colpevolezza di Attilio, che dopo un processo ed un anno di carcere fu dichiarato innocente. Questi i fatti storicamente attestati, e qui la storia lascia il passo alla leggenda. Si narra che non fu possibile lavar via del tutto il sangue di Lucrezia dal pavimento ove il suo corpo era stato rinvenuto, e il marito decise di portare la cosiddetta “Pietra Insanguinata” al Catajo, dove ancora oggi può essere vista all’interno della Casa di Beatrice. Con l’arrivo della Pietra al Catajo, molti visitatori nel corso dei secoli hanno riferito di aver visto il fantasma di una donna vestita di azzurro camminare per i corridoi di notte o affacciarsi alle finestre dei piani superiori del Castelvecchio. Lucrezia in vita era stata una donna umile e molto devota, dedita alla carità e alle opere di beneficienza, e deve aver amato così tanto il Catajo da decidere di eleggerlo a sua residenza anche dopo la morte.